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Verso una Comunità dello Spirito

01 lutego 2003 | 11:00 | Ⓒ Ⓟ

L`essenza dei processi che accompagnano l`integrazione europea, è stata descritta da Giovanni Paolo II, nel suo intervento del 5 aprile 2001, quando parlò della costruzione della Patria comune che non sarà solo il prodotto di interessi economici, ma una comunità di valori, tradizioni, ideali[1].
Nella prospettiva presentata dal papa si devono individuare tre livelli essenziali per i processi di integrazione:
1. il fondamento assiologico dell`eredità culturale europea,
2. le diverse tradizioni storiche che si sono intrecciate e completate a vicenda nella formazione dell`identità europea,
3. i modelli di comportamento caratteristici del modo di essere europeo, che dovrebbero ispirare gli atteggiamenti di vita di fronte alle nuove sfide portate dalle odierne trasformazioni culturali.
Nella storia dell`Europa si sono completati fra di loro: il personalismo preso dal giudaismo, che accentua la dignità di ogni persona umana, il senso romano dello stato di diritto, la valorizzazione greca della riflessione razionale, nonché l`appello peculiare del cristianesimo all`amore ed alla fratellanza universale nell`unica famiglia del Padre dei Cieli. L`unione di questi elementi ha condotto a quella integrazione assiologica di cui non si può ignorare la portata nelle contemporanee aspirazioni all`integrazione europea..

*Pragmatismo utilitario anziché assiologia?*
Nella costruzione dell`unità europea potrebbe mostrarsi pericolosa nelle sue conseguenze l`illusione che sia possibile creare un`unità duratura soltanto a livello di decisioni di carattere utilitario-pragmatico, senza più profondi riferimenti al fondamento assiologico. La falsità di questa convinzione è stata evidenziata dai fatti del 1989, che hanno condotto al rigetto della divisione europea creata dal trattato di Jalta. Cercando i più profondi meccanismi che hanno determinato l`instabilità delle strutture dell`Europa precedente, come definitivo meccanismo di instabilità va riconosciuta una falsa antropologia non tenente conto dei diritti dell`uomo.
Il riduzionismo materialistico ha volutamente ignorato il ricco campo della vita spirituale dell`uomo. Si è cercato di sostiuire la cosiddetta “ecologia umana”[2], costituita dai valori che hanno avuto un ruolo capitale nella formazione della tradizione europea, con un pragmatismo utilitario. In quest`ottica, il collegamento con la tradizione leninista ha introdotto una nuova gerarchia di valori, alla quale era più vicina una delle tante tradizioni asiatiche che non l`eredità assiologica dell`Europa. Così fu messo in questione il valore della persona umana, si sono proposti nuovi modelli di vita, indicati poi dai critici con l`espressione di homo sovieticus. In tale prospettiva si tentò di sostituire l`oggettivo fondamento assiologico con le decisioni autoritarie del partito comunista. Si provò a mettere, al posto della classica concezione della giustizia sociale, la cosiddetta giustizia socialista. Si cercò di trattare come morale tutto quello che serviva agli interessi della cosiddetta rivoluzione proletaria. Il volontarismo, la tattica ed il situazionismo, trasformanti hic et nunc in principi basilari della vita sociale dovevano avere un ruolo fondamentale nella nuova gerarchia dei valori.
I mutamenti del 1989 mostrarono in ultima analisi che i modi polizieschi di imporre la nuova assiologia alle società dell`Europa centrale ed orientale si erano rivelati inefficaci. Le proteste degli operai, ispirate al messaggio della Solidarność polacca, non avevano un carattere anzitutto economico. La loro più profonda motivazione era l`attenzione ai diritti dell`uomo[3]. La dottrina riguardante queste verità costituisce un importante elemento dell`eredità culturale dell`Europa, nel cui sviluppo aveva avuto un essenziale influsso la tesi giudeo-cristiana dell`immagine di Dio nell`uomo. L` insegnamento di Giovanni Paolo II impartito durante i suoi primi pellegrinaggi, ha formato la riflessione sociale sull`unità spirituale d`Europa. In esso ebbero un ruolo particolare i richiami alla dignità e libertà della persona umana.
Negli ambienti che cercavano di sviluppare una visione alternativa a quella pontificia, si sottolineava allora che i processi sociali di base sono irreversibili e per questo non si poteva mettere in questione la divisione di Jalta, la cui stabilità era salvaguardata da risoluzioni giuridico-amministrative. Tali opinioni si rivelarono chiaramente false. L`ordine europeo, perché sia duraturo, va costruito sul fondamento di valori che garantiscano lo sviluppo integrale della persona umana. Il coltivare l`illusione che burocrati e pragmatici costruiscano una stabile Europa unita, può rivelarsi un`ulteriore versione di un non riuscito esperimento antropologico, nel quale l`homo postsovieticus presenta innovatrici unioni di nuove illusioni con le grandi disillusioni del postmoderno.

*Fondamento assiologico dell`Europa unita*
Esprimendo disapprovazione verso quella divisione dell`Europa di cui fu simbolo il muro di Berlino, nel suo discorso nella sede della CEE, nel 1985, Giovanni Paolo II espose in sintesi il fondamento assiologico dell`Europa, formatosi sotto l`influsso del cristianesimo. Emergono come essenziali per tale tradizione anzitutto :
1.l`antropologia che riconosce il valore centrale e incomparabile della persona umana,
2.la fede nel senso della storia e nella possibilità del progresso,
3.il riconoscimento dell`intelletto, della scienza, degli sforzi umani per la costruzione di un mondo giusto,
4.la speranza nella costruzione di un mondo basato sulla giustizia e sulla solidarietà,
5.l`ottimismo che induce a cercare i mezzi per opporsi al male,
6.la costanza con la quale si tende verso ideali difficili, nonostante locali insuccessi e disillusioni,
7.l`apertura verso la dimensione trascendente della realtà scoperta in Dio,
8.l`unione dell`impegno per lo svilupo spirituale con la responsabilità per la trasformazione del mondo.
Si potrebbe allungare ancora di molto la lista, introducendovi ulteriori importanti distinzioni. Tuttavia è inutile farlo dato che, in impostazioni alternative, si tende a trattare tutti i riferimenti alla gerarchia dei valori come espressione di indottrinamento ideologico, inaccettabile in una società pluralistica praticante la tolleranza verso differenti sistemi di valori. Intesa così, l`unità dell`Europa potrebbe di nuovo essere solo il risultato di regolamenti giuridici e della prassi del funzionamento delle istituzioni; non sarebbe invece possibile cercarne i fondamenti assiologici. Questo progetto rimane nello stesso tempo e semplice e scandalosamente discorde rispetto all`esperienza apportata dai cambiamenti culturali che si sono verificati nell`Europa centrale nell`ultimo mezzo secolo.

*Integrazione senza valori?*
Già i leader delle proteste del 1968 avevano cercato di sviluppare nell`ambito della cultura europea la visione di una società senza valori, sostenendo che, nella libera società del futuro i valori verranno meno, sostituiti dalla praxis[4]. Lo scorrere del tempo non ha confermato tali previsioni, mentre ha portato molte dichiarazioni limite sulla morte dell`uomo, la demolizione del soggetto umano, la morte del senso o la fine della storia. Fra i sostenitori di un simile modo di intendere, si fa strada una visione della cultura del tutto nuova, dominata dall`assurdo e conducente ad un senso di disperazione. Tra il nichilismo postmodernistico e la civiltà dei consumi formata dal mercato libero, particolare peso assume l`attenzione a quei valori che per 20 secoli hanno dato forma alla tradizione spirituale dell`Europa. Nel costruire una duratura unità europea non si può ignorare in particolare la verità della irrepetibile dignità della persona umana e della sua apertura alla realtà trascendente divina.
Nello sviluppo della cultura europea hanno avuto un grande ruolo la poesia e la filosofia, la matematica e l`arte, la teologia e la mistica. La scienza moderna, di cui rimangono simbolo i Principia di Newton, è nata nel continente europeo. In questo stesso continente si sono sviluppate delle iniziative evangeliche in cui la regola dell`amore del prossimo è stata contrapposta in modo radicale alle aspirazioni verso nuove conquiste. Non ci si può separare da tale tradizione per accogliere un modello d`uomo a dimensione unica, sottoposto alla legge della domanda e dell`offerta. Questo infatti significherebbe la disumanizzazione, nella quale l`uomo è trattato non come persona umana, ma solo come consumatore, produttore o come “richiedente” servito da istituzioni burocratizzate. Lo ha ricordato Giovanni Paolo II al Parlamento Europeo di Strasburgo, sottolineando che a livello di regolamenti pragmatici non è possibile sostituire la funzione della coscienza umana e neppure appagare il bisogno di verità e di assoluto[5]. Solo l`accettazione di un ordine trascendente del bene e della verità tiene conto della specificità dell`essere umano, precedente sia alle soluzioni pragmatiche sia agli accordi sociali. La recente guerra dei Balcani, così come i successi elettorali dei partiti favorevoli alle aggressioni ed alla xenofobia, dimostrano che nel continente europeo abbiamo bisogno di una comunità assiologica che manifesti un rispetto elementare per la persona umana e per i suoi diritti inviolabili. La sottovalutazione dei drammatici sintomi della mancanza di tale comunità dei valori, deve condurre a domande fondamentali sulle future minacce per l`Europa unita. Specie l`ignorare l`intera verità sulla natura dell`uomo fa nascere la paura che si compia un ulteriore errore antropologico, che potrebbe causare nuove instabilità nella struttura della casa comune europea.

*Testimonianza cristiana dei valori*
Non ci sono alternative all`Europa unita. L`unificazione può tuttavia verificarsi secondo differenti scenari. Ortega y Gasset ha paragonato l`Europa ad uno sciame di api in volo, che può assumere varie forme, in dipendenza dalle condizioni del volo. La figura dell`Europa del futuro non è un progetto finito. La sua forma definitiva non può dipendere dalla decisione di un gruppo che si riservi il monopolio dell`”europeicità”, allo stesso modo con cui il partito bolscevico si riservava la competenzea esclusiva per la risoluzione dei problemi operai. Tuttavia, indipendentemente dai regolamenti giuridici costituenti la base dei futuri modelli europei, la testimonianza di una vita ispirata al radicalismo evangelico costituisce un elemento essenziale nella formazione del volto spirituale dell`Europa del futuro.
Quando, 20 secoli fa, la strada del servizio apostolico conduceva verso Roma e Corinto, si potevano nutrire timori che i sintomi di crisi dell`Impero Romano inducessero a rinunciare all`evangelizzazione delle terre sottoposte agli influssi diretti di Nerone, per non pagare il prezzo del sangue dei martiri, nel cuore di una civiltà morente. Si sarebbe potuto argomentare che gli abitanti di Corinto, interessati a ben altro amore che non quello esaltato da S. Paolo nella sua lettera ai Corinzi, non avrebbero ad ogni modo potuto capire la profondità del messaggio annunziato dall`Apostolo delle Nazioni. A dispetto di tali timori suggeriti dal buonsenso, gli Apostoli – ispirati allo spirito del Cenacolo della Pentecoste – trovarono il coraggio di portare il Vangelo “fino ai confini della terra” (At. 1,8). La fedeltà a questo stile è obbligante per la Chiesa, intenta all`opera della nuova evangelizzazione. Nel cuore di una cultura pluralistica, nella quale sembra dominare il modello della torre di Babele, dobbiamo presentare il modello dell`unità del Cenacolo, come alternativa agli attuali conflitti, divisioni, fughe nell`assurdo.
Parlando del radicalismo dei testimoni del Vangelo durante il pellegrinaggio in Polonia del 1991, Giovanni Paolo II, accanto ai martiri dei primi tre secoli, richiamò la figura di don Jerzy Popieluszko, per sottolineare come la sua offerta della vita costituisca un elemento essenziale dell` identità europea[6]. Il segno di questa identità era la solidarietà con chi aveva subito prigionia e repressioni nel periodo dello stato di guerra; ed anche battersi per i diritti dell`uomo, violati dal sistema totalitario. Essa mostrava la forza spirituale del cristianesimo perfino a molti non credenti, che trovavano in don Popieluszko la speranza, la fede nell`uomo, il senso della grande comunità dei figli di Dio, arricchiti dello stesso amore del Padre dei Cieli. Il radicalismo che unisce la testimonianza della speranza e dell`amore rimane un compito per tutti i costruttori della nuova Europa dello spirito.
Il fondamento dell`unità europea non può essere la fede in una magica forza delle istituzioni. Tale fondamento va cercato in una comunità spirituale radicata nei valori del Vangelo. Il diritto e l`economia, nonostante i loro indubbi meriti, non sono in grado di produrre quegli effetti che dipendono dal sangue dei martiri e dalla vita coerente col Vangelo. Non si possono adoperare le pietre del muro di Berlino per costruire una torre di Babele rimodernata, alla quale mancassero i fondamenti assiologici che sono l`essenza della tradizione europea. Costruendo un`unità ispirata allo spirito del Cenacolo, dobbiamo diventare dono per gli altri, per costruire l`unità spirituale della famiglia dei figli di Dio.
Józef Życiński
Arcivescovo di Lublino
[|polska wersja tekstu|] —
* opubl. “Nuntium” (Rzym, Uniw. Laterański), 18:2002, s. 12-18.
1. Giovanni Paolo II, Discorso agli esponenti dell`Università “La Sapienza” e dell`Accademia delle Scienze Polacca, Vaticano, 5 IV 2001.
2. Cfr. Giov. Paolo II, Centesimus Annus, 38.
3. Cfr. Giov. Paolo II, Centesimus Annus, 22-25.
4. J.P. Sartre, Critique de la raison dialectique, Gallimard: Paris 1960, p. 301, nota 1.
5. Jan Paweł II, Discorso al. Parlamento Europeo, 11 X 1988.
6. Giovanni Paolo II, Omelia a Włocławek, 7 VI 1991.

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